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GAL ALTO SALENTO – SOUTH ARDЀCHE: in campo Italia Francia e vincono entrambe.

Workshop Internazionale Rise ATTER Project, finanziato dal programma HORIZON 2020

Workshop Internazionale Rise ATTER Project

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Si è appena concluso, nella sala conferenze del GAL Alto Salento di Ostuni, un workshop, dedicato alle tematiche della transizione agroecologica, che ha coinvolto un gruppo di operatori dell’agroalimentare del territorio del GAL, una delegazione dello IAMB, Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari, una rappresentanza delle amministrazioni comunali dell’area e due ricercatrici del centro di ricerca INRAE del South Ardéche, area sudoccidentale della Francia, in mobilità presso il GAL AlTO SALENTL nell’ambito del progetto RISE ATTER. Scambio di comportamenti alimentari, organizzazione sociale, tecniche agrarie, modelli green.

Progetto, questo, che nasce da un raggruppamento tra centri di ricerca e territori-casi studio di cinque paesi europei ed extra europei (Brasile, Regno Unito, Stati Uniti, Italia e Francia), finanziato dal programma RISE di HORIZON 2020, e che prevede al suo interno scambi tra ricercatori e operatori delle zone identificate come casi studio, al fine di approfondire dinamiche e buone pratiche dei vari territori coinvolti, sul tema della transizione agroecologica.

Tematica scottante e di non facile approccio, ma che pone imperativi impellenti, alla luce delle trasformazioni climatiche in atto nel nostro pianeta e in seguito alla pandemia.

Ha dato il benvenuto il Presidente del GAL Alto Salento,  dr. Enzo Iaia,  lanciando alcuni spunti di riflessione circa la dibattuta possibilità che la  transizione ecologica possa verificarsi senza   la  transizione agroecologica ed alla dissociazione tra i  buoni intenti e la realtà: “ … e mi sento di  sottolineare  almeno tre aspetti di criticità:

dapprima,  il nuovo Green Deal Europeo che promette  la neutralità climatica entro il 2050 attraverso la diminuzione dell'uso dei fitofarmaci, la riduzione dei concimi chimici, la riduzione della somministrazione di antibiotici agli animali da allevamento, la riduzione dei terreni condotti con protocollo  convenzionale a favore dei terreni condotti con protocollo biologico;                    

a seguire,  la previsione FAO di dover "sfamare" entro il 2050 dieci  miliardi di persone, il che significa premere sull'agricoltura e sull'allevamento del bestiame per aumentare le produzioni;

per finire,   dalla relazione del commissario UE all'agricoltura Wilojciechowski sul biologico europeo 2021/2027 emerge che solo 1,8 punti percentuali  dei fondi  PAC -politica agricola comunitaria- verranno destinati al biologico e molto all'agricoltura convenzionale, contraddizione che non preoccupa solo il sottoscritto ma tanti altri, tra cui anche Legambiente, Slow Food e WWF”.

Il workshop si è quindi articolato in una sezione “frontale”, con una rapida presentazione del progetto ad opera della d.ssa Patrizia Pugliese dello IAMB e del dr. Gianfranco Ciola, e due relazioni sul caso studio GAL Alto Salento e del South Ardèche, per voce rispettivamente della d.ssa Ilaria Oliva della d.ssa Claire Lamine dell’INRAE, istituto di ricerca pubblica operante per uno sviluppo coerente e durevole dell’agricoltura, dell’alimentazione e del paesaggio, capofila dell’intero progetto.

Le presentazioni dei due casi studio miravano ad individuare eventuali similitudini tra i due territori, a stimolare il confronto tra l’approccio di ciascuno alla transizione agroecologica, a mutuare buone pratiche: la prima similitudine rilevata è stata ovviamente la presenza di un GAL che ricomprende anche il territorio del Southern Ardèche. È parso quindi immediatamente evidente un punto in comune che riguarda il settore vitivinicolo, in quanto entrambi i territori sono vocati alla viticoltura e sono stati in passato produttori di grandi quantitativi di vino da taglio da esportazione, e solo dagli anni ’90 del secolo scorso hanno adottato un approccio di qualità alla produzione vinicola, valorizzando i vitigni autoctoni (nel caso dell’Ardèche, soprattutto il Viognier, nel caso dell’Alto Salento l’Ottavianello). 

Importante la presenza di un parco, il “Parc naturel Regional des Monts d’Ardèche”, che fa il paio con la doppia presenza di parchi nel territorio del GAL: come per Torre Guaceto e Parco delle Dune Costiere, anche nel parco dei Monti dell’Ardèche è stato istituito un marchio di qualità, “Valeurs Parc”, e per ottenerlo è necessario rispettare i criteri di un disciplinare selettivo basato sulla qualità dell'accoglienza, il legame con il territorio, la promozione dei prodotti locali, l'integrazione nel paesaggio e la salvaguardia dell'ambiente.

Importanti anche i marchi di qualità per tutelare i prodotti agroalimentari più rappresentativi, quali la castagna, AOP dagli anni 2000, e il formaggio Picodon, AOC dagli anni ’80.

Gli interventi degli operatori del territorio (un gruppo che rappresentava equamente settori produttivi, differenze generazionali e alternanza di genere) si sono intervallati con quelli dei rappresentanti politici dei comuni dell’area, dei due neopresidenti dei parchi, con i referenti dei marchi di qualità, dando una fotografia abbastanza articolata della realtà e delle problematiche legate alla transizione agroecologica “sul campo”.

Dalle esperienze portate al tavolo è risultata evidente la necessità di rafforzare ed esaltare l’identità territoriale basata sulle peculiarità, rifuggendo ogni tentativo di omologazione spersonalizzante: questo non solo nell’accoglienza turistica, settore che per primo ha visto cospicui interventi dal 1998 da parte del GAL con il primo programma L.E.A.D.E.R., ma anche nella valorizzazione e tutela dei prodotti tipici, a partire dai frutti della terra, come nel caso dei pomodori Fiaschetto e Regina in primis, per arrivare ai prodotti lavorati, come ad esempio il fico mandorlato e il biscotto cegliese, che si fregiano del presidio SlowFood. Importanti alcune testimonianze di mestieri che resistono allo scorrere del tempo, come l’apicultore e il pastore, vere e proprie forme di “resistenza civile”. Non sono mancati racconti di difficoltà, soprattutto burocratiche, riscontrate da alcuni operatori, che hanno trovato un contraltare nell’entusiasmo e nell’energia delle seconde generazioni di coltivatori/allevatori. Nota dolente il problema Xylella, che toccherà il paesaggio culturale e il comparto produttivo dell’olivicoltura e che richiede soluzioni in termini di diversificazione delle coltivazioni, previo accordo da trovare con la soprintendenza competente.

Ne è venuto fuori un quadro sufficientemente complesso e articolato, che lascia ovviamente spazio ad ulteriori approfondimenti: il lavoro in modalità workshop, con focus group tematici, sarà probabilmente mutuato ed utilizzato in futuro per le successive attività di progetto.

Alcuni spunti interessanti dal caso studio Ardèche, sui quali gli operatori e i rappresentanti istituzionali si sono soffermati, sono state infine le iniziative collettive realizzate da raggruppamenti di produttori (in quel territorio sono molto diffusi) che realizzano shop e mercati collettivi. Altro elemento che ha riscontrato l’interesse di tutti è stato il marchio “Goûtez l'Ardèche” che raccoglie sotto la sua egida produttori selezionati e permette di realizzare menu tematici nei ristoranti aderenti all’iniziativa: un buon modo per promuovere un territorio attraverso l’enogastronomia tipica di qualità.

Un piccolo buffet con prodotti dell’Alto Salento e del Southern Ardèche ha chiuso i lavori, preludendo a ulteriori approfondimenti, ancora più specifici, da realizzarsi in futuro.

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